Presentazione del Centro Culturale Mons. Luigi Padovese: uomo, amico, testimone.
Auditorium del Centro Parrocchiale Sant’Arialdo di Cucciago
Presenta:
- Michele Borghi (vice-presidente del Centro Culturale)
Intervengono:
- Sandro Padovese (fratello di Luigi Padovese)
- Don Validio Fracasso (Prevosto di Cucciago)
- Padre Raffaele (Superiore provinciale dell’ordine dei Cappuccini)
Modera:
- Laura D’Incalci (giornalista)
Presentazione di Michele Borghi
Innanzitutto, mi sembra importante esporvi il perché di tale iniziativa, quale sia la sua origine e la ragione per cui ha assunto proprio il volto di un Centro Culturale. Sono sicuro, infatti, che, alla notizia di questa inaugurazione, molti: per lo meno tra quelli che l’hanno presa sul serio, abbiano pensato: “Ma come, tra mille cose da fare, in un paesino come Cucciago, con tante iniziative già operanti, ci si mette pure a fare un Centro Culturale?” Vi confesso che all’inizio dei nostri lavori questa provocazione è sorta potente, ma ad un certo momento la semplicità della proposta è stata più forte della paura di muovere i primi passi e dei timori sull’organizzazione futura.
Di fatto, alla base di questo Centro Culturale non sta un grande progetto accessibile soltanto a poche menti eccelse, ma, al contrario, la semplicità di un rapporto di amicizia, cioè quello che ha legato mons. Luigi Padovese alla nostra comunità, in particolare a don Validio. Ricordo che mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia, è stato assassinato a lskenderun, in Turchia, il 3 giugno 2010. La notizia della sua morte ha raggiunto tutti, ma, quando ha raggiunto chi tra noi lo aveva conosciuto e soprattutto chi tra noi aveva in mente di avviare un’esperienza come quella del Centro Culturale, è stata come una spinta, una provocazione: ma come, un nostro amico è morto martire della fede e noi, che siamo liberi di viverla quotidianamente, abbiamo paura? Cosi, la reazione è stata: facciamo qualcosa; in particolare, facciamo qualcosa e intitoliamola a Luigi Padovese.
Il cammino che oggi iniziamo pubblicamente, aprendolo a tutti, non sorge quindi da un progetto intellettuale, ma da un’intuizione semplice, inizialmente confusa (questo “facciamo qualcosa”) e da un fatto: senza il martirio di Luigi Padovese probabilmente oggi non saremmo qui, perché la semplice intenzione di “fare qualcosa” di culturale in parrocchia non è mai stata decisiva al fine di fare effettivamente qualcosa. Solo la testimonianza radicale di un cristianesimo vissuto da un amico fino al punto di dare la propria vita è stata in grado di smuovere la volontà di chi ha fondato questo Centro Culturale.
E questa la ragione, l’Unica vera ragione, per cui nello statuto dell’Associazione sta scritto che essa “si definisce come Centro Culturale cattolico”. Cattolico, aperto a tutti coloro che hanno a cuore la loro fede, fino al punto di avvertire l’esigenza di mostrare nei fatti che essa può rivolgersi ancora all’uomo, perché ciò che è accaduto duemila anni fa, continua ad accadere nelle persone che si lasciano afferrare dal fatto cristiano, come è successo a Luigi Padovese, morto proprio per questo.
Non c’è altro vero motivo che abbia portato alla costituzione di questo Centro Culturale oltre al fatto che, a fronte del martirio di un amico, si sia sentita l’urgenza di non chiudere la propria fede nell’ambito della messa domenicale, ma di implicarsi con essa nella realtà.
Nel pieghevole che vi abbiamo distribuito è riportata una frase di mons. Padovese, di cui cito una parte: “Vi invito a guardare la realtà come a un’occasione per diventare sempre più coscienti della nostra fede. Ecco, per noi che ci siamo implicati in questo cammino, il Centro Culturale non ha altro valore, non ha altra importanza se non l’essere un aiuto “a guardare la realtà come a un’occasione per diventare sempre più coscienti della nostra fede”. Queste parole di mons. Padovese costituiscono una grande sfida per ciascuno di noi, soprattutto in questo frangente storico, in cui la fede sembra non potere avanzare alcuna pretesa sulla realtà, proprio perché vissuta come totalmente altro rispetto alla realtà della vita di ogni giorno. Ecco allora l’importanza di un testimone che ci dice: la realtà è occasione per essere sempre più coscienti della nostra fede.
Questa grande provocazione si pone sulla stessa linea delle tante esortazioni che papa Benedetto XVI sta rivolgendo al mondo, a partire dall’inizio del suo pontificato. A questo riguardo, mi sembra fondamentale citare due passaggi del discorso rivolto dal Santo Padre ai partecipanti alla XXIV assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i laici del 21 maggio 2010. Il papa ci dice innanzitutto che “spetta ai fedeli laici mostrare concretamente nella vita personale e familiare, nella vita sociale, culturale e politica, permette di leggere in modo nuovo e profondo la realtà e di trasformarla” E, in secondo luogo sottolinea che “il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione” È chiaro, allora, che noi possiamo essere “più coscienti della nostra fede” attraverso la realtà solo perché “la fede permette di leggere in modo nuovo e profondo la realtà”. Così, il nostro contributo si rivela decisivo solo nel momento in cui riconosciamo che la fede ci permette di dare un giudizio vero sulla realtà. Il contributo più grande che questo Centro Culturale può dare ‘sta nel tenere desto questo richiamo: che l’intelligenza della fede diventi intelligenza della realtà. Credo che non siano necessarie altre parole per chiarire il motivo per cui l’incontro di oggi sia dedicato alla figura di mons. Luigi Padovese. Lascio quindi la parola ai relatori.